lunedì 10 febbraio 2014

Le gravi minacce alla Presidente Nazionale - cap. 1

Funzionale a rendere l'immagine di una fulgida eroina, che per aver difeso i più deboli si ritrova vittima di un drago vendicativo, Lorita Tinelli ha ripetitivamente denunciato alla stampa che la propria incolumità era minacciata dai "seguaci" di Arkeon.

Si tratta però di un grido di dolore su cui è difficile non avanzare dei dubbi. Nel post "L'autorevolezza di Lorita Tinelli - cap. 4" abbiamo visto che la Presidente del CeSAP ("Nazionale", mica bruscolini) riesce a vedere una intimidazione (prontamente segnalata all'Autorità Giudiziaria), persino in un resoconto dove la persona "intimidita" cerca solo di giustificarsi per avere inopportunamente stretto la mano a uno sconosciuto durante un "ressa festosa".

Queste ipotetiche minacce, la dr.ssa Lorita Tinelli le ha ripetute e ripetute come il refrain del Pulcino Pio:
"io perseguitata e minacciata da Arkeon" (L. Tinelli)

"ci sono stati resi noti dei messaggi, firmati da membri di Arkeon, in cui si minacciavano azioni di militanza a difesa di Vito Carlo Moccia, contro i suoi critici." (L. Tinelli)

"L'estate dell'anno scorso un altro messaggio ‘anonimo’ avvertiva che si stava programmando una spedizione punitiva." (L. Tinelli)

"Da diversi anni ci sono persone che tentano di minare la mia serenità e la mia incolumità." (L. Tinelli)

"affinchè io e la mia famiglia possiamo essere tutelati da qualche azione spropositata di qualche ossessionato/a" (L. Tinelli)

"sono giunte a me e ad un’altra persona delle minacce." (L. Tinelli)
Di fronte a una situazione così drammatica, dove incombenti "azioni spropositate" e "spedizioni punitive" mettono a rischio addirittura la sua famiglia [1], ci si aspetterebbe che questi crimini siano stati adeguatamente trattati nel processo ad Arkeon, ma non è così. In oltre 20 udienze, neppure una parola.

Di questa ridda di persecuzioni, intimidazioni, molestie, ecc. che avrebbero costretto la Tinelli addirittura a "fare delle sostanziali modifiche nella mia vita, per evitare gli effetti devastanti di qualche squilibrato", e che configurano dei reati molto più gravi di quelli fin qui esaminati, il PM non ne ha presa in considerazione neppure una [2]. E non certo per ignavia.

Benché Lorita Tinelli presenti alla stampa una situazione di emergenza, e nonostante abbia copiosamente faxato al PM le notizie più irrilevanti (vedi la "Segnalazione cautelativa"), tra le carte dell'inchiesta non c'è niente [3]. Denunce non ce ne sono, esposti neppure. Nell'immenso faldone processuale si trova solo un banale fax, dove la Tinelli tenta la carta della cittadina modello, la cui vita è in pericolo per aver aiutato la Giustizia. Nel fax non racconta però di spedizioni punitive o azioni di militanza, ma solo di "frasi che possono essere interpretate come 'minacce'".

Il risultato lo conosciamo già, il PM non le ha neppure prese in considerazione, ma vale ugualmente la pena conoscere quelle frasi per valutare meglio "il senso di Lorita per le minacce".

Il primo episodio rappresentato dalla presidente del CeSAP è una dichiarazione dell'avvocato di Moccia, che parla a nome del suo assistito, riportata da La Repubblica in ottobre 2007. Questa la dichiarazione che secondo la Tinelli è intimidatoria:
"Di certo la paziente ricostruzione degli accadimenti e l'analisi dei documenti sono sicuro, per quanto riguarda, comporterà il ripristino della verità e della legalità sui percorsi formativi; conseguentemente saranno individuati coloro che, con non consentita pervicacia, hanno provocato tale situazione di ingiusta lesione della mia immagine".
La parte del fax con l'intervista
Su questo tentativo di intimidazione a mezzo stampa, vanno rilevare alcune stranezze. Cercando "Arkeon" sul sito di Repubblica per l'anno 2007 (qui), si ottiene un elenco di 8 articoli. Tra questi, sono effettivamente presenti due dichiarazioni di questo avvocato, ma nessuna assomiglia a quella citata dalla Tinelli. Nella prima dichiarazione l'avvocato annuncia che metterà "a disposizione degli inquirenti tutto quello che potrà risultare utile". Nella seconda che il suo assistito respinge "ogni accusa relativa a presunte irregolarità ed abusi ribadendo l' assoluta correttezza formale e sostanziale delle attività svolte, "libere" e mai condizionanti nei confronti di chicchessia". Nient'altro.

Potrebbe essere che per una banale svista la Tinelli abbia indicato il quotidiano errato, solo che facendo una ricerca globale si ottengono altre due sorprese. Una è che l'articolo è presente unicamente sul sito del CeSAP (qui). Nessun giornale - secondo Google - ha pubblicato quel pezzo. L'altra è che il sito del CeSAP cita come fonte Telebari e non Repubblica come scrive la Tinelli stessa nel fax. (Tuttavia, dato l'inesistente valore intimidatorio del brano in questione, ipotizzare che si tratti di un falso sarebbe un esercizio pletorico.)

Passiamo alle altre minacce descritte dalla Tinelli nel fax al PM. Si tratterebbe di due e-mail inviate alla redazione di "Tutte le mattine" di Canale 5 da due allievi di Arkeon [4]. Ovviamente la Tinelli non si stupisce del fatto che per minacciare una minuscola associazione della provincia barese, un malintenzionato scriva una lettera privata a un giornalista di un'emittente milanese:
Difatti A*** afferma: "Oggi ringrazio Arkeon e il mio maestro perché ha permesso tutto questo e sfodero la spada che mio padre, nel suo nome e in quello dei nostri antenati mi ha consegnato per combattere per quello in cui credo. Io credo in Arkeon e combatterò affinché questo lavoro possa salvare altre anime disperse come lo era la mia.

M*** afferma: Ho chiesto a più persone come stai e mi è stato detto che sei ferito ma che la tua katana è pronta, ed in fondo è esattamente quello che mi aspettavo dal mio maestro. (...) per la prima volta nella mia vita (... ) sono disposta alla militanza ...

Tali dichiarazioni sortiscono una sorta di preoccupazione viste anche nell'ottica dell'intera storia della psicosetta e de reati ad essa contestati e delle tipologie non sempre in grande equilibrio degli affiliati ad Arkeon. Considerando anche che ciascun aderente ad Arkeon possiede realmente una Katana.
Può lasciare increduli che una psicologa non capisca il valore simbolico-totemico che assume in questo contesto la katana. È notorio che nelle arti marziali la spada giapponese è simbolo di forza, coraggio e integrità. Ed è chiaro anche al più sprovveduto che quando A*** parla della spada che il padre gli ha consegnato nel nome suo e degli antenati, intende i valori morali che un padre trasmette al figlio (valori che peraltro vengono espressamente citati nell'e-mail; nell'ordine: onestà, umiltà, fede e perseveranza). Per cui "sfoderare la spada" diventa una evidente metafora di una ferma volontà di resistere alle avversità. Un frequentatore del Bar Sport avrebbe usato l'espressione "tirare fuori le palle", un cristiano devoto "impugnare la croce di Cristo nostro Signore", Tex Willer "corpo di mille satanassi!". Ma la "psicologa forense" dr.ssa Lorita Tinelli ci ha abituato a ben altro.

In merito alla frase finale scritta dalla "psicologa" dr.ssa Lorita Tinelli, sono necessarie alcune precisazioni:
  • "l'intera storia della psicosetta" non presenta niente che possa destare preoccupazione; al contrario, "l'intera storia" di Arkeon ha mostrato una disponibilità al dialogo e una capacità di autocritica inimmaginabile nella Presidente "Nazionale" del CeSAP (e negli antisette in genere);
  • sulle "tipologie non sempre in grande equilibrio degli affiliati", si tratta di un tipo di valutazione che la Tinelli farebbe meglio a evitare; e comunque se è incontestabile che da parte degli affiliati ad Arkeon nessuno presenta problemi in questo senso, non si può dire lo stesso degli astiosi seguaci della leader carismatica del CeSAP (vedi i post intitolati "I testimoni della Tinelli");
  • con "ciascun aderente ad Arkeon possiede realmente una Katana", la Tinelli esprime un tipo di concetto che per lei non è nuovo: una fandonia.
Considerando che alla base dei disperati appelli della dr.ssa Lorita Tinelli ci sono solo le insignificanti frasi che abbiamo appena visto e niente altro, il vittimismo della Tinelli appare un deprecabile piagnisteo finalizzato a criminalizzare degli innocenti.

La vicenda assume un aspetto ironico (e il comportamento della Tinelli diviene ancora più grave) se consideriamo che ad aver subito delle minacce concrete e documentate (a cui hanno fatto seguito le dovute denunce), sono state proprio le persone falsamente accusate dalla Tinelli. Vediamo qualcuna di queste minacce.

Quella che segue è l'e-mail inviata dal direttore di un hotel a un dirigente di Arkeon:
Egregio Signor ***
La ringrazio per la richiesta. Le confermo la disponibilità della Sala *** per entrambi i periodi alle stesse quotazioni dell'ultimo soggiorno. A tal proposito volevo informarLa di un particolare importante:


in occasione dell'ultimo seminario, ho ricevuto 3 lettere anonime che mi intimavano di non accogliere più i Vostri seminari pena atti eclatanti contro di Voi e di conseguenza contro la nostra struttura. Personalmente non intendo cedere a ricatti anche perché non siamo tenuti a sapere il contenuto dei Meeting che prenotiamo purché non ci siano danni alla struttura o disturbo agli altri clienti o alla normale attività dell'albergo; pertanto Le confermo la nostra disponibilità ma probabilmente provvederò ad assumere delle guardie giurate a tutela del nostro albergo i cui costi saranno spalmati sul prezzo della Sala Meeting a Voi addebitata.

Poiché sappiamo che senza riscontri non è possibile credere a una sola parola della finta-giornalista Lorita Tinelli che ha "presieduto" una seduta in Parlamento e vanta chimeriche "pubblicazioni", è giusto usare la stessa prudenza anche per le altre testimonianze. Dobbiamo quindi chiederci: la preoccupazione di questo direttore è forse il risultato di una mente paranoica? O si tratta forse di un eccesso di prudenza? Sono domande legittime ma la risposta è negativa, perché le minacce alla struttura alberghiera sono quanto mai esplicite:
Chi vi scrive è un gruppo dei tanti genitori vittime di questo "guru", la nostra rabbia è tanta e la disperazione potrebbe portarci anche a gesti eclatanti e violenti, attenti potrebbe capitare anche nel vostro hotel con ripercussioni certamente negative per la vostra immagine.
Un breve inciso: benché le minacce di una lettera anonima non abbiano mai niente di divertente, l'anonimo estensore [5] riesce comunque a strappare un sorriso, perché nella sua firma esprime un rancore così esacerbato da sfociare nel comico:

(qui l'intera lettera)

Ridicolaggini a parte, dagli atti del processo risulta che tre mesi dopo l'hotel riceverà una ulteriore lettera minatoria. Lettera inviata anche a un hotel di Bologna (oltre che al Presidente dell'associazione albergatori di Roma, al sindaco e al vicesindaco di Roma, a un'assessore, all'ordine degli psicologi, alla Questura di Bari, al pm Bretone [6] e a un'infinità di altri destinatari).

Se le "azioni spropositate" organizzate dagli arkeoniani per "minare l'incolumità" della Tinelli e famiglia ormai appaiono immaginari come gli articoli che la Presidente del CeSAP scrive sui "quotidiani" [7], non è certo così per le lettere minatorie inviate ai dirigenti di Arkeon (di cui i media non hanno mai parlato). Eccone un'altra:
.. ..  ADESSO    SONO   CAZZI     TUOI . . . .
         TI    FARO'   PAGARE      PER   TUTTO
       IL    MALE   CHE   CHE    HAIFATTO . . .
     . . . UN     CONSIGLIO . . .
                               SUICIDATI     IN QUANTO
          FRA      NON MOLTO   FARAI  LA FINE
        DEL     TUO    AMATO       MOCCIA
A questa lettera ne farà seguito una seconda contenente questa immagine poco rassicurante:


A questo punto abbiamo tutti gli elementi che testimoniano come, da un lato, la Tinelli si sia inventata delle minacce inesistenti, arrivando a mentire perfino all'Autorità Giudiziaria, e abbia accusato persone innocenti di attentare addirittura "l'incolumità dei miei cari". Persone che non solo erano completamente innocenti, ma erano invece davvero vittime di minacce, diffamazioni e atti vandalici reali (ma al contrario della Tinelli non ci hanno martoriato con patetici piagnistei ai media). Capisco che venga spontaneo pensare che per la dr.ssa Lorita Tinelli si tratti di una pessima figura, ma - per l'ennesima volta - devo invitare a sospendere il giudizio, perché è giunto il momento di introdurre gli aspetti più eclatanti di questa scabrosa vicenda, ma la mia ora d'aria è terminata, per cui li vedremo nel prossimo capitolo.

(continua)


Blog Patrocinato dal Ministero di Mia Nonna doc. n. 403(612)34/05

Note:

1) "voglio tutelare non solo me stessa e la mia professionalità ma anche e soprattutto l'incolumità dei miei cari."

2) Ovviamente anche Gabriella Monaco, seguace devota della leader carismatica del CeSAP, non poteva non emulare la sua mentore. Audita in commissione in Senato dichiara: "io ho ricevuto anche minacce di morte". Del fatto che durante la sua lunga deposizione in tribunale non abbia poi fatto alcun accenno a questi ferali pericoli, non vale la pena dilungarsi, mentre vale invece la pena ricordare che in un unico post ha sfoderato tre valutazioni ascrivibili al genere "senti chi parla": "Vede minacce ovunque", "soffre di manie persecutorie", "Avrebbe potuto fare una migliore figura cominciando subito, a tacere". (A scanso di equivoci, preciso che quelle 3 frasi la Monaco non le ha rivolte alla Tinelli.)

3) In merito a questo fax ci sono due curiosità da segnalare. La prima è che nella carta intestata del CeSAP, la Tinelli ha messo "Attività patrocinate dal Ministero di Giustizia doc. n. 403(612)34/05". La questione del patrocinio del ministero è stata vista qui, e allo stesso modo posso affermare che questo blog è "Patrocinato dal Ministero di Mia Nonna doc. n. 403(612)34/05". La seconda è che la Presidente del CeSAP ("Nazionale") segnala al giudice inquirente di un'inchiesta (oltre ad altre quattro persone) che la dr.ssa Radoani nel suo articolo avrebbe scritto delle "inesattezze". L'iniziativa della Tinelli diventa comica se consideriamo che queste "inesattezze" sono state segnalate da chi ha sostenuto una quantità stupefacente di falsità e castronerie da rendere il proprio "studio" una solenne baggianata.

4) La Tinelli non ne azzecca una giusta neppure per sbaglio. L'e-mail di M. S. è chiaramente una comunicazione privata (vedi qui alla pagina 5), e solo chi ha le "Attività patrocinate dal Ministero di Giustizia" può scambiarla per una lettera inviata alla redazione di un programma televisivo.

5) In seguito si scoprirà che l'autore di questa lettera è un certo G. D'A., una "tipologia non sempre in grande equilibrio", per usare l'espressione della Tinelli, autore di altre lettere minatorie e di una "azione spropositata" a mano armata.

6) In merito a queste lettere c'è da rilevare una anomalia: dato che la dr.ssa Tinelli collaborava all'inchiesta, è logico che sapesse che il PM era il dott. Bretone e che il funzionario di Polizia incaricato delle indagini fosse l'isp. M. S. Meno scontato è che a conoscere questi nominativi nel febbraio 2007 fosse il sig. G. D'A. di Roma, dato che l'unico nome che apparirà sui media otto mesi dopo (ottobre 2007) sarà quello del Dirigente Digos di Bari dott. S. Schimera.

7) Oppure come la sua collaborazione con l'Università La Sapienza di Roma, o come il saggio che le avrebbe pubblicato l'Università di Bari, o come l'articolo "Memorie e false memorie" pubblicato dalla misteriosa casa editrice Editorba, o come il farsesco Comitato di Relè chiamato a vagliare il materiale da pubblicare sul sito del CeSAP, ecc.